Eleonora

Eleonora

Eleonora è una donna di mezza età, sposata, con due figli di 21 e 16 anni. Si propone in maniera incerta, sembra stia sperando di ricevere un diniego o che qualcuno più svelto possa proporsi al posto suo. La sedia scotta. L’accolgo accanto a me e vengo investito da un’ondata di paura. Dopo avere tergiversato sul suo tema arriva dritta al punto: il senso di colpa. Racconta di un conflittuale rapporto madre-figlia. C’è un muro tra lei e sua figlia e malgrado i suoi tentativi sente che tra di loro le distanze aumentano. La figlia l’accusa con rabbia di non essere una buona madre, accusa che a sua volta Eleonora faceva da adolescente alla madre… È addolorata sia dalle accuse sia dal fatto che si ritrovi nella stessa dinamica, ma dall’ altra parte. Sceglie di partecipare alla sua costellazione e una volta dentro si pianta al centro del campo con lo sguardo verso di me, immobile. Sente sensazioni fisiche di stasi, di blocco. Il viso è una maschera di imbarazzo e colpa, nascosti con scarso successo da una smorfia che vorrebbe essere un sorriso. Sento che vorrebbe urlare. Sta già urlando, dentro di sé. Per qualche minuto rimane immobile, statica, così entro ( dopo avere chiesto il permesso e detto di fare resistenza in caso non fosse stata d’accordo con i miei movimenti) e sottobraccio facciamo un giro per il campo. Lei si scioglie un po’, la lascio e mi risiedo. Ha preso confidenza e adesso può esplorare da sola. Inizia a muoversi e si pianta di fronte ad una persona, fissandola negli occhi. La persona si alza di sua volontà ed entra nel campo. Normalmente le regole della costellazione prevedono per l’entrata in scena di altre figure delle esplicite e cortesi richieste, ma qui l’azione è fluida, naturale, necessaria allo svolgimento, così non intervengo e lascio fare. La persona nel campo sente di essere la madre, che è arrabbiata con Eleonora perché non riceve adeguate attenzioni ( notare come la figura della madre sia entrata di sua spontanea volontà, previo tacito assenso di Eleonora, nella costellazione). Eleonora adesso ha qualcosa di cui occuparsi, si gira verso la madre, esprimendo però disagio. Si muove e chiede ad un’altra persona se può rappresentare la figlia ( Eleonora chiede alla figlia un aiuto per gestire la madre).
La figlia si accascia a terra, annichilendosi. È furiosa con la madre e stanchissima ( si annulla poiché non si sente vista). Eleonora adesso è triangolata ma tende verso la madre. È richiesta per lo stesso ruolo da due figure diverse. Nessun attore però, a meno che non abbia il dono dell’ ubiquità, può recitare su due palchi contemporaneamente. L’Ordine vorrebbe che prestasse attenzioni alla figlia, per poter fare a sua volta la madre, ma non può perché è già occupata a fare da madre.
Ecco il disordine che crea il caos…
Qui c’è il climax del racconto, qui Eleonora è bloccata, qui si tormenta cercando vanamente una soluzione che accontenti tutti. Eleonora è chiamata ad una scelta ma non riesce a farcela da sola. Faccio entrare una persona, scelta da me, senza dire di chi o cosa si tratti… Eleonora e la figlia prendono vigore, la figlia si alza e finalmente si fa vedere, la mamma di Eleonora odia palesemente la nuova figura. La nuova entrata abbraccia Eleonora, poi la porta verso la figlia. Eleonora e la figlia si abbracciano, poi Eleonora rivolge alla madre lo sguardo. La figlia adesso vorrebbe giocare con la nonna… La nonna è scossa, arrabbiata, ma al contempo sente che qualcosa della nuova situazione le piace, un sottile afflato di pace la accarezza, c’è qualcosa che potrebbe permetterle di abbassare le armi, di lasciarsi andare… Anche lei ha intravisto un nuovo ordine, un ordine in cui si permette di essere una nonna amorevole permettendo alla figlia di poter fare la madre. Lascia il campo di sua volontà, dicendosi pronta a mettersi di lato. Eleonora rimane nel campo con la figlia, finalmente sono sole, si guardano negli occhi in un rito di riscoperta, colme di stupore e di meraviglia. Scende qualche lacrima… Rivelo al gruppo che la figura da me inserita senza specificarlo ai partecipanti è la Fiducia in sé stessa di Eleonora.

Eleonora era triangolata dalla madre e dalla figlia. Ma mentre dalla figlia le richieste erano naturali, dall’altra erano forzate, causate a loro volta da una qualche mancanza. C’è un legame col femminile materno, in una linea diretta in cui i propri bisogni insoddisfatti si riversano nell’aspettativa della propria realizzazione sulle generazioni successive. Le figure maschili sono marginali in questo contesto. Eleonora ha raccolto il testimone di queste dinamiche, ha raccolto il nucleo della loro relazione. Si è fatta carico di alleviare il dolore della madre, trascurando giocoforza le richieste della figlia. È riservata a lei la grande opportunità di ristabilire l’ordine, curando in maniera più sana il rapporto con la figlia, per darle la possibilità di fare la figlia e darsi l’opportunità di fare la madre. Prendersi cura dell’altro per curare anche se stessi, in un nuovo ordine in cui anche le sue ascendenti possano pacificarsi.

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